Date: Sat, 2 Mar 2013 20:01:13 +0100 From: G. Plain Subject: IL FRATELLINO part 6 IL FRATELLINO CAPITOLO 6 IL LATO OSCURO - PARTE PRIMA La mattina seguente, appena mi svegliai, ripensai agli ultimi eventi della mia vita: cacciato di forza dagli Stati Uniti per essere stato sorpreso a procacciarmi sostanze stupefacenti, avevo fallito miseramente il mio proposito di laurearmi in quel paese, ed ero stato costretto a tornare a casa. Qui avevo rivisto dopo due anni il mio fratellino, trasformato in una specie di fusto iperdefinito e muscoloso, alto già quasi un metro e novanta alla tenera età di nemmeno sedici anni. Oltre a sovrastarmi fisicamente, svettando non poco sul mio esile metro e sessantacinque di statura, aveva da subito dimostrato una superiorità anche caratteriale, riuscendo a coprirmi di fronte ai vecchi (mia madre e il mio patrigno) riguardo al motivo della mia espulsione dagli States e avendomi garantito così la possibilità di essere ospitato a casa. Ma ciò che più mi aveva colpito, era la libertà quasi assoluta di cui godeva in casa, dimostrata non solo dalla palestra allestita nel sotterraneo e dal fatto di aver relegato le mie cose nello sgabuzzino ora adibito a mia stanzetta, ma soprattutto dalla disinvoltura con cui ospitava la sua ragazza e di notte si intratteneva amabilmente in incredibili performance sessuali senza nessun timore di svegliare o disturbare i genitori. E al pensiero di tutto ciò, non potevo non paragonare mentalmente il corpo del mio fratellino, alto, muscoloso, definito, potente e sessualmente ipersviluppato, con il mio, semplicemente opposto al suo in tutto nonostante i cinque anni che ci separavano e che in teoria mi avrebbero dovuto permettere di primeggiare su di lui. Mentre la realtà mi vedeva ancora vergine e totalmente imbranato, e sempre più convinto di essere maggiormente attratto più dai bei corpi maschili che da quelli del gentil sesso. Mentre rimuginavo tutte queste cose, mi vestii, mi lavai rapidamente e quando fui pronto ad andare a fare colazione, prima di scendere, mi affacciai alla stanza del mio fratellino. Lui non c'era, ma la sua ragazza Lucia era sveglia, seminuda sul letto, ancora evidentemente sconvolta dalla nottata appena trascorsa, e notando subito la mia intrusione cercò di coprirsi alla meglio con le lenzuola. "E tu chi sei?" - mi disse senza evidentemente riconoscermi dai tempi del liceo insieme... "Ehm... sono Giorgio, il fratello di Giulio..." risposi arrossendo. "Ma dai!" riprese lei, con un risolino incuriosito e frivolo. "Non sapevo che Giulio avesse un fratello minore!" E detto questo, con un rapido movimento sotto le lenzuola si infilò mutandine e reggiseno, balzò fuori dal letto e venne di fronte a me. Anche lei era molto alta per essere una ragazza, sul metro e settantacinque, fisico molto in forma, due seni stratosferici che mi ritrovavo poco sotto la linea degli occhi... "Ehi bambino cosa guardi?" Mi disse con tono tra il serio-arrabbiato e lo scherzoso, tirandomi su la testa mettendo il suo dito indice in orizzontale sotto il mio mento e spingendo all'insù. "Quelle sono per i grandi come il tuo bel fratello! Tu ancora devi crescere!" E detto questo mi diede una pacca sulla testa a mo' di carezza, un bacetto sulla guancia e filò dritta in bagno. Io ero imbarazzatissimo... Non solo una ragazza con cui ero stato per anni in classe insieme non si ricordava minimamente di me, ma soprattutto, mi considerava un bambino ancora in età pre-adolescenziale, mentre il mio fratellino se la strapazzava come un vero uomo senza lasciarle tregua... Tirai un sospiro enorme, spinto ormai ad accettare la realtà delle cose, e scesi a fare colazione. Sotto c'era mia madre: mentre mangiavo mi disse che mio fratello si era svegliato come ogni mattina alle sei e dopo due ore di allenamento serrato era andato a scuola. Erano le nove, ed in cuor mio ero contento di non essermi dovuto confrontare ancora con il mio fratellino di prima mattina, anche se da un lato mi eccitava da morire vederlo così grosso e potente specie al mio confronto... Ero molto confuso e mi imbambolai come al mio solito a pensare a queste cose, fin quando decisi che era meglio uscire e andare a cercare un lavoro per contribuire alle spese di casa. Quel giorno girai dappertutto, in ogni negozio che conoscevo, locale, ufficio, chiedendo se avessero qualcosa da farmi fare per una cifra qualsiasi, anche un lavoretto da poche ore al giorno per poter guadagnare qualcosa. Durante la giornata inoltre tornai spesso col pensiero alla situazione che si era venuta a creare a casa, con tutte le stranezze a cui avevo assistito, il comportamento anomalo dei vecchi, la presenza molto strana di tutte quelle provette, flaconcini e siringhe nella stanza da letto padronale, lo sviluppo a dir poco eccezionale del mio "fratellino"... Dovevo assolutamente capirci qualcosa in più! Tuttavia pensavo anche che era importante trovare un lavoro per poter essere più indipendente, ma evidentemente la crisi economica aveva colpito le aziende locali molto duramente, o forse ero io a presentarmi male, fatto sta che non riuscii a trovare nulla. Me ne tornai a casa la sera, senza aver mangiato nulla e dunque affamato oltre che abbastanza depresso. Mia madre stava armeggiando in cucina mentre il mio patrigno Franco guardava la TV in attesa che la cena fosse pronta. Chiesi dove fossero Lucia e Giulio, e mia madre mi rispose che Lucia non c'era, perché veniva solo ogni tanto da noi, mentre Giulio stava completando l'allenamento pomeridiano nel sotterraneo. Visto che la cena non sarebbe stata pronta prima di una mezz'oretta ancora, feci per salirmene nel mio stanzino, quando, arrivato nel corridoio, sentii un rumore profondo, proveniente proprio dal sottoscala. Incuriosito, mi avvicinai alla porta che conduceva nell'ampio piano sotterraneo che il mio fratellino aveva trasformato in una palestra. La porta era accostata, e c'era persino un cartello "No Entrance" con il simbolo di accesso vietato! Un altro rumore: stavolta lo sentii meglio, assomigliava ad un grugnito gutturale e animalesco, prolungato, come legato a uno sforzo, che mi spaventò e quasi mi fece indietreggiare... Ero però intenzionato a capirci qualcosa in più di tutti i misteri che popolavano quella casa, così aprii uno spiraglio e buttai l'occhio all'interno: il basement era illuminato, le macchine sembravano in ordine, ma del mio fratellino nemmeno l'ombra. Entrai dentro, scendendo con circospezione i gradini che mi portarono sino al livello del piano sottostante: da una prima occhiata intorno notai l'asciugamano lasciato vicino alla panca, i manubri scostati e accantonati in fila sotto lo specchio, l'odore acre di sudore diffuso in tutta la sala, da tutto questo si capiva che il mio fratellino aveva terminato da poco l'allenamento, quando ecco che un altro di quei grugniti, stavolta più vicino, più forte, animalesco come quelli precedenti, mi fece trasalire, mentre un brivido mi percorreva la schiena. Il suono proveniva dal bagnetto realizzato in un angolo della sala, e così istintivamente avanzai ancora, mentre la mia parte razionale mi suggeriva che sarebbe stato molto meglio risalire al piano di sopra facendo finta di non aver sentito nulla. Ed in effetti ero ancora in tempo per tornare indietro, anche se mi stavo avvicinando alla porta del bagno, ma la curiosità era troppa, era perfino impossibile riconoscere la voce di Giulio in quei grugniti possenti e rauchi. Mi sporsi leggermente facendo capolino dalla porticina del bagno, e quello che vidi all'interno mi lasciò letteralmente senza fiato: il mio fratellino Giulio, ovvero quel fusto alto e muscoloso in cui si era trasformato negli ultimi anni, stazionava davanti al grosso specchio del bagno, completamente nudo, il corpo madido di sudore, i muscoli gonfi e pompati dall'allenamento, ma non in una maniera naturale, no... Quello che vidi mi lasciò a bocca aperta, all'inizio faticai anche solo a realizzare le immagini che il cervello riceveva dai miei occhi sgranati alla vista di ciò che avevo di fronte: i muscoli di mio fratello erano gonfi all'inverosimile, con enormi vene dal colore scuro, quasi bluastro, che gli tracciavano pronunciate vie di sangue su tutto il corpo. Stava guardandosi allo specchio, flettendo il bicipite sinistro che era gonfio, enorme, delle dimensioni di una palla di rugby, con grosse vene anche lì che tracciavano il percorso dalla spalla, una vera palla di cannone, fino alla punta del bicipite, completamente staccata, iperdefinita sopra il resto del braccio ugualmente grosso e ipertrofico. Tutto questo mentre con l'altra mano si massaggiava il membro, rigido, gonfio e largo, percorso anch'esso da vene enormi, e con, alla sommità di una interminabile asta di carne, la cappella totalmente scoperta, violacea, grossa forse poco meno di un mio pugno, da cui fuoriusciva un viscoso rivoletto di liquido pre-seminale che andava a disperdersi nel lavabo sottostante. Mille pensieri mi affollarono la mente: come poteva il mio fratellino, che fino alla sera prima era certamente muscoloso e definito, ma non così grosso, avere ora quei muscoli da culturista? Come poteva aver sviluppato in una notte quell'enorme massa ipertrofica, quelle vene ipervascolarizzate, e cosa stava facendo di fronte allo specchio come perso in un'estasi di auto-adorazione? Non ebbi il tempo di soffermarmi a guardare meglio i suoi polpacci a forma di diamante, le gambe in cui i quadricipiti stavano letteralmente per esplodere da sotto la pelle, i glutei che sporgevano all'indietro, forti, rotondi, densi di muscoli, su cui si sarebbe potuto quasi poggiare un vassoio, i dorsali che si allargavano maestosamente dietro la schiena per sostenere, partendo da una vita strettissima, le spalle immense coronate dagli enormi deltoidi, i pettorali che sporgevano di parecchi centimetri dal torso, costringendo i capezzoli, turgidi e prominenti, a guardare all'ingiù, non ebbi il tempo per ammirare nei dettagli tutto ciò, che scorsi appena, con la coda dell'occhio, una siringa usata, appoggiata di traverso nel portasaponette sopra il lavandino, con una fialetta vuota vicino, quando il mio "fratellino" cambiò posizione, assumendo una posa di Most Muscular. Mentre contraeva i muscoli delle braccia e del petto, facendo scoppiare i tricipiti ed emergere una nuova rete di vene sulle braccia, dalla spalla fino all'avambraccio, emise un ringhio, intenso, dapprima sommesso, poi, man mano che fletteva i muscoli e si sforzava di indurirli al massimo, scoppiò in un urlo, un vero e proprio grugnito da animale, uno sfogo di rabbia, potenza, forza, che mi fece paura e mi rumore che la mia caduta aveva provocato. Mi guardò dall'alto verso il basso, e anch'io lo guardai terrorizzato, perché in quegli occhi non c'era nulla del Giulio che conoscevo: erano occhi iniettati di sangue, il cui sguardo insondabile era perso nel vuoto. Si avvicinò rapidamente a me, notai che ansimava sotto lo sforzo dell'allenamento e del pompaggio muscolare cui era sottoposto, io non ebbi il coraggio e la prontezza di spirito di dire nulla, ma lui si chinò su di me, mi afferrò con forza con la mano destra per il collo e mi sollevò in aria, in alto, come se non pesassi nulla. Mi mancò subito l'aria, mi stava stringendo il collo davvero fortissimo, con una forza che mi sembrava disumana. Mentre cercavo disperatamente di sostenermi con le mani esili sul suo avambraccio ipersviluppato, mi urlò addosso tenendo la sua faccia vicino alla mia, con una voce roca e impastata "Non dovevi vedermi così... non dovevi entrareeeeeeee!" E urlando mi prese con l'altra sua mano da sotto la pancia, mi sollevò in alto e mi scaraventò lontano... Feci un volo di qualche metro, ero terrorizzato, incapace persino di pensare dalla paura e dallo shock che mi bloccava ogni possibile reazione... Atterrai sulla moquette al centro della sala, sbattendo pesantemente su un braccio che iniziò istantaneamente a dolermi non poco... Vidi mio fratello saltare su una panca poggiandocisi sopra a quattro zampe, un'unica enorme massa di muscoli guizzanti, per scorgere dove ero caduto. Quindi, prima ancora che potessi rialzarmi, lo vidi scattare di nuovo, con l'agilità e la rapidità di un felino, incredibilmente armonioso per la mole di muscoli che si portava addosso, e arrivarmi addosso in un attimo. Mi afferrò nuovamente dalle spalle, stavolta con entrambe le braccia, e mi spinse con forza verso il muro, sbattendomi ripetutamente addosso alla parete mentre mi urlava a gran voce, con un suono gutturale e rauco che a stento avrei riconosciuto come suo: "Perché!? Perché!? Non dovevi scendere!!!" Dopo la terza volta che mi sbatteva al muro, pressandomi anche il torace tra una botta e l'altra sui suoi muscoli pettorali gonfi e madidi di sudore, diedi un colpo con la nuca più violento degli altri, forse proprio nel cercare di assumere una posizione di maggior difesa, e il mondo divenne tutto nero. Feci appena in tempo a notare la sagoma di Franco scendere dalle scale e gridare qualcosa al figlio, quando svenni, con impresso negli occhi lo sguardo del mio fratellino, le pupille dilatate e gli occhi carichi di sangue, il suo bel viso teso fino allo spasmo da muscoli e vene che non gli avevo mai visto prima. FINE CAPITOLO 6 [Se il racconto ti e' piaciuto puoi inviare un commento a: one_plain_guy@hotmail.com oppure iscriverti al gruppo Yahoo: http://it.groups.yahoo.com/group/adoroimuscoli/ dove troverai altri racconti a tematica muscolare in italiano.]