Date: Sun, 5 Jan 2014 14:33:43 +0100 From: Lenny Bruce Subject: L'Isola del Rifugio 14 DISCLAIMER: The following story is a fictional account of young teenage boys who are in love. There are references and graphic descriptions of gay sex involving minors, and anyone who is uncomfortable with this should obviously not be reading it. All characters are fictional and any resemblance to real people is purely coincidental. Although the story takes place in actual locations and establishments, the author takes full responsibility for all events described and these are not in any way meant to reflect the activities of real individuals or institutions. The author retains full copyright of this story. Nifty needs your donations to provide these wonderful stories: http://donate.nifty.org/donate.html Questo è il quattrordicesimo dei diciotto capitoli che compongono il romanzo. CAPITOLO 14 - Notte di tempesta François li aspettava davanti alla botola. Era notte alta, lo aveva capito dall'odore, dai rumori della foresta, dalla temperatura dell'aria, dal fatto che era molto stanco. Sentiva Mike, Manuel e Tommy ronfare. Tutti e tre dormivano profondamente, ma lui non riusciva a riprendere sonno. Si era svegliato per una raffica di vento più forte e un ramo che aveva sbattuto sul tetto. I tre occupavano il letto vicino al suo e più in basso c'era il lettone degli altri, ma si era subito accorto che i tre non c'erano. Gli era bastato far caso ai rumori, ai respiri che udiva, per capire che quei mascalzoni erano ancora in giro a quell'ora. E chissà che ora era! Capì che neppure Richard e Kevin erano ancora rientrati, ma loro due, almeno, erano abbastanza grandi da non mettersi nei guai. Per quanto anche la loro assenza lo preoccupasse. Di quei tre invece, era praticamente certo che avessero già combinato qualche disastro. Quando sentì salire qualcuno, corse subito verso la botola, sperando che fossero quegli sciagurati, ma capì che non si trattava di loro perché chi stava salendo lo faceva senza produrre alcun rumore. Dall'apertura spuntò infatti Kevin, sereno e perfino sorridente. E che fosse Kevin non lo comprese vedendolo, né sentendo qualcosa, dato che il rosso si muoveva nel massimo silenzio, ma lo capì dall'odore e dal modo in cui respirava. Che sorridesse l'intuì in un modo che non avrebbe saputo spiegarsi. Tutti loro si erano adattati, oltre che a muoversi nell'oscurità, anche a riconoscersi, sfruttando segnali insoliti per delle persone con un uso normale degli occhi. La loro temporanea cecità notturna gli aveva fatto sviluppare capacità straordinarie, affinando i sensi dell'olfatto e dell'udito, oltre che un'intuizione speciale per gli stati d'animo. Anche Kevin salendo in casa aveva sentito la presenza di qualcuno chino sulla botola che riconobbe subito in François. E capì anche che era preoccupato. "Perché sei sveglio? Va tutto bene, fratello?" "Si, ma quei tre non sono ancora tornati e non riuscivo a dormire all'idea che foste fuori." Nel frattempo era salito anche Richard. "Che è successo?" "Quelli sono ancora in giro!" spiegò Kevin. "Non sono tornati?" "Non li ho più visti. Noi siamo saliti quando Tommy si è addormentato, Mike l'ha portato su e si è messo vicino a lui a dormire. Con Manuel abbiamo chiacchierato ancora un poco, poi è venuto sonno anche a noi e ci siamo addormentati. Io però mi sono svegliato poco fa e ho capito che non erano tornati. Quelli fanno rumore anche quando dormono. Sono preoccupato, Richard! Dove saranno quei combinaguai? Non avranno litigato un'altra volta oppure è capitato qualcosa. Non so che pensare!" "Dobbiamo andare a cercarli!" fece Kevin. "Non penso sia accaduto niente di male. Si saranno certamente addormentati sulla sabbia in spiaggia" disse Richard "ma non possiamo lasciarli là. Devo andare a prenderli, potrebbe essere pericoloso per loro!" "Il vento è aumentato e sta per piovere. Potrebbero svegliarsi e con il buio, non saprebbero trovare la strada per tornare" fece Kevin. "Vieni anche tu, François?" "Certo che vengo" poi guardò l'interno della casa dove ronfavano tranquilli gli altri "ma loro lasciamoli dormire. È inutile svegliarli!" "E tu, amore mio?" "Vuoi che ti mandi in giro da solo, di notte con quella lì?" "È quello che dico anch'io" ribatté François "una ragazza per bene non può andare da sola con un uomo affascinante come Richard e poi di notte, mai e poi mai!" si fece un po' più serio "Dai, ragazzi, andiamoci tutti e tre!" Ridendo, si affrettarono a scendere. Il primo ad arrivare a terra fu François che prese a guardarsi attorno, cercando di sfruttare il debole bagliore del fuoco, ormai ridotto ad una brace. Il naso bagnato di Hook lo fece sobbalzare quando lo sentì contro il fianco nudo. "Oh!" urlò "Hook, cazzo, hai il naso gelato?" "È proprio tutto buio!" fece Richard da sopra. "Accidenti, non si vede niente. Neanche dove mettere i piedi!" protestò Kevin che non aveva ancora instaurato un buon rapporto con la natura selvaggia dell'isola, specialmente di notte "Che dici, Richard, la prendiamo una torcia?" "Ne abbiamo soltanto tre" protestò François. "Si, ma non ci sono più batterie per la torcia elettrica e non è la serata buona per andare in giro con una candela!" Nella radura soffiava un vento tanto forte che riusciva quasi a spostarli, solo Hook pareva a suo agio, ma tanto lui camminava su quattro zampe. "Le torce dobbiamo usarle solo se ce n'è assolutamente bisogno!" disse Richard. "E stanotte c'è bisogno, questa è un'emergenza, no?" insisté Kevin "Non vorrete andare a cercarli al buio. Come pensate di trovarli? E loro come potrebbero vederci o sentirci?" "E dai... amore mio, la strada la sappiamo, no?" "Io ho paura!" fece Kevin con l'aria di chi si sta impuntando. "C'è Richard con noi!" "Ho paura lo stesso!" "Va bene, prendiamo una torcia, ma facciamo in fretta!" concluse Richard impaziente. L'accesero alla brace e si incamminarono verso la spiaggia, seguiti da Hook che, come al solito aveva colto solo l'aspetto ricreativo della passeggiata e scodinzolava contento, dando botte e colpi alle gambe dei tre, finché, sfruttando l'impunità del buio, François non gli allungò un calcio che lo convinse a tenersi alla larga. "Credo che faremmo bene a dividerci, non sappiamo da che parte sono andati" disse Richard quando stavano per arrivare alla laguna. Ci aveva pensato e fu lui a decidere che Kevin e François avrebbero tenuto la torcia e sarebbero andati a nord. Lui si sarebbe avviato verso sud e non valsero le proteste dei due e specialmente di Kevin che non voleva mandarlo da solo e al buio verso la tempesta. Quando sbucarono in riva al mare, all'altezza della roccia dove erano approdati, furono travolti da ventate molto più forti. Nonostante fossero preoccupati, lungo il sentiero avevano continuato a chiacchierare e anche a ridere, soprattutto Richard, per le paure dei suoi compagni, perché alla fine François aveva confessato di essere terrorizzato da quella notte buia e piena di vento, con le nuvole che ormai minacciavano nel cielo, il turbinare dell'aria e il fragore delle onde sulla scogliera e anche nella laguna. "Camminate abbracciati, sennò rischiate di volare via!" "Come due sorelle siamesi!" rispose Kevin. "Pensa a te che sei così magro!" rincarò François. "E se li trovate, agitate la torcia in modo che vi veda e capisca" raccomandò Richard che era tanto preoccupato da non riuscire più a scherzare. "Come se ti stessimo salutando dal ponte del Titanic!" "E se li trovi tu?" chiese Kevin che si scoprì improvvisamente intimorito da quell'escursione notturna e dal fatto di lasciare andare via da solo il suo prezioso innamorato. "Li prenderò per le orecchie e cercheremo di tornare indietro verso la roccia. Vi aspetteremo qua. Questa torcia dura un paio d'ore, anche se con questo vento durerà di meno. Penso che dovreste farcela comunque ad andare fino alla punta del promontorio e tornare indietro, ma state attenti, fratellini!" "Vorrai dire sorelline!" lo corresse François che era invece sempre pronto a scherzare e soprattutto a sdrammatizzare. "Stai attento tu" disse Kevin con un filo di voce. "Quando vi vedrò tornare indietro, mi muoverò anch'io. Ci incontreremo qua." "Sempre che tu riesca a vederci e che noi ritroviamo questo posto" fece Kevin "questa è la roccia grande, vero?" "Si è la roccia, ma se non dovessimo trovarci, non preoccupatevi e aspettate che spunti l'alba" Richard aveva alzato parecchio la voce per sovrastare l'urlo del vento "Riparatevi sotto gli alberi, non mancherà molto al sorgere del sole! Voi mettetevi sotto gli alberi e aspettate, io cercherò di fare lo stesso. Va bene?" "Richard, ho paura!" urlò Kevin Le raffiche crescevano ancora d'intensità, si stava avvicinando una tempesta. "Anch'io ho paura, papà Richard, promettici che starai attento! Va bene?" "Anche voi, ma vedrete che li troveremo" urlò Richard "Non credo che si siano allontanati dalla spiaggia, non c'è luce e Angelo e Joel hanno troppa paura del buio. Terry non li avrebbe mai convinti ad andare nella foresta. Ne sono certo!" "Ma se hanno litigato, Terry potrebbe averli lasciati da soli, al buio" fece Kevin che quella notte era proprio pessimista, oltre che spaventato. "Adesso cerchiamoli!" tagliò corto Richard e si avviò. Sentì Kevin urlargli ancora qualcosa, forse un'ultima raccomandazione, poi li perse di vista, perché lui aveva scalato una duna e loro erano già dall'altra parte. Hook scelse di seguire lui, forse memore del calcio di François e Richard, che non sapeva di questo particolare, pensò che fosse un segno di fedeltà. In quella situazione di improvvisa solitudine, la presenza del cane gli fu di conforto. Il bagliore delle stelle, quando erano visibili, e il rumore dell'acqua gli dettero modo di scegliere quanto meno la direzione giusta, per orientarsi meglio si tolse le scarpe e se le annodò al collo. Si lasciò guidare dalla temperatura della sabbia che vicino alla riva diventava sensibilmente più fredda. Il vento e il fragore delle onde gli impedivano di ascoltare i rumori fatti dai ragazzi se si fossero mossi. Provò a chiamarli, ma non ottenne risposta, né ci sperava, perché difficilmente l'avrebbero udito. Se si erano davvero addormentati, si poteva trovarli solo urtandoli con un piede, oppure aspettando che facesse giorno, ma nel frattempo potevano accadere due cose spiacevoli. Una almeno li avrebbe fatti svegliare e cioè che cominciasse a piovere forte. In quel caso con una corsa si sarebbero riparati nella foresta. L'altra, più prevedibile visto lo stato del cielo e l'odore del vento, era che, assieme alla pioggia, si scatenasse un vero e proprio uragano. E allora si sarebbero spaventati davvero e avrebbero potuto andare nella direzione sbagliata, correndo il pericolo di finire in mare o di essere sbattuti dal vento contro qualche roccia. Perché quando a Venture Island scoppiava una tempesta, il vento poteva sollevare pesi anche superiori a quello di Joel e Angelo. Tutte queste ipotesi, per quanto poco rassicuranti, valevano solo nel caso che si fossero addormentati sulla sabbia della spiaggia. D'altra parte non riusciva ad immaginare niente di diverso. Potevano aver litigato ed essersi divisi, ma lui era certo che non fosse così, fidava molto nella maturità di Terry e nella dolcezza di Angelo e non sottovalutava neppure Joel, anche lui ormai molto assennato. Più ci pensava e più era certo che non corressero pericoli immediati. Addormentati sulla sabbia o al riparo sotto i primi alberi, in attesa dell'alba, per il momento erano al sicuro, ma non per molto ancora se non erano ben coperti dagli alberi, perché, era sempre più evidente, stava per scatenarsi un uragano. E se erano riparati dietro una duna abbastanza grande, sarebbero certo stati più protetti di Kevin e François che stavano esplorando il lato del promontorio che era piatto e quasi senza rilievi, molto meno protetto dalla furia del mare aperto. Intanto il vento si era rinforzato e soffiava impetuoso, si capiva che stava per piovere e il buio si era fatto ancora più fitto, perché le nuvole avevano steso nel cielo una coltre compatta. Per un attimo intravide, lontana, la luce della torcia e capì che Kevin e François procedevano a balzi, quasi saltellando, almeno così pareva. Se loro erano già arrivati dall'altra parte della laguna, lui era ancora abbastanza vicino al punto di partenza. Si avvicinò al mare, fino a sentirsi bagnare i piedi dall'acqua salata e dagli spruzzi sollevati dal vento, poi si voltò, diede le spalle all'acqua e camminò in direzione opposta verso dove sapeva o almeno credeva ci fossero gli alberi. Raggiunse i primi cespugli, si voltò e camminò verso il mare. Cercava di muoversi in diagonale per coprire una superficie più ampia e, mentre camminava, gridava chiamando i ragazzi, aguzzando occhi e orecchie, ma non colse alcuna presenza, né un riflesso di luce o un movimento che non fosse il turbinare del vento pieno di salsedine e anche di sabbia. Hook, forse finalmente conscio della situazione, oppure semplicemente incuriosito da quei movimenti che dovevano parergli oltremodo strani in un essere umano, seguiva disciplinatamente i tuoi passi. Richard camminava con gli occhi socchiusi, perché era tanto buio da renderli inservibili, tanto che la cecità pareva essere una condizione possibile della sua vita. Forse fu pensando a questo che si scoprì a pregare, qualcuno o qualcosa, che pur nel buio glieli facesse trovare subito, che fossero là, vicini, proprio davanti a lui, che potesse inciampare in quel preciso istante, nei piedi piccoli di Joel, nelle mani grandi di Terry o nelle gambe lunghe di Angelo. Purché quella specie di incubo finisse in fretta. All'inizio la sua ragione resistette all'idea di formulare una preghiera vera e propria, poi ricordò a se stesso che in genere gli uomini pregano per poter poi accusare qualcun altro dei propri fallimenti e con quella spiegazione si convinse a rivolgersi a Dio. Non pensò ad inginocchiarsi, si concentrò, raccogliendosi in una specie di meditazione e fu molto breve, perché aveva paura e anche molta fretta e si vergognava di parlare e chiedere cose a qualcuno di cui non ammetteva neppure l'esistenza, ma pregò davvero, accarezzando Hook che era certamente l'anima più candida e innocente del creato. Recitò compunto una preghiera che compose per l'occasione e subito dimenticò, poi riprese a muoversi, un po' confortato, chiedendosi se avrebbe mai trovato il coraggio di confessarlo a François e non seppe darsi una risposta. Era una cosa alla quale avrebbe ripensato con calma, quando tutto fosse finito. Dall'altra parte della laguna Kevin e François affrontavano fieramente il vento contrario. Abbracciati, si spingevano come potevano, muovendosi verso la zona più scoperta e seguendo la curva del promontorio. Avendo una fonte di luce potevano esaminare una fascia più ampia di spiaggia, perciò, per quanto si spostassero dove il vento era più forte, all'inizio riuscirono a camminare più velocemente di quanto stesse facendo Richard. "Dove saranno? Accidenti alle idee strane che ci vengono! Andare in giro di notte e proprio stanotte!" imprecava François. "Dove credi che sarà lui adesso?" anche Kevin borbottava. Era preoccupato per i ragazzi, ma anche per Richard che non riusciva più a vedere. "Stai calmo, piccolo, stai calmo. Vedrai che li troveremo in fretta. Noi o lui..." "Ma Richard è lì fuori... da solo!" "E noi dove siamo, eh?" "Si, lo so, ma ho paura." "Lui è forte ed è anche prudente!" "Io lo amo tanto" disse Kevin dopo qualche passo, mentre sfidavano la furia del vento, cercando di proteggere la fiaccola che forse era a prova di tempesta. Questo almeno speravano. "Lo so che lo ami." "Lui è forte ed è così buono con me." "Lo so, ma adesso cerca di stare tranquillo, perché lui è giudizioso e sono certo che non corre nessun pericolo!" "Si, si, ma ho paura lo stesso!" piagnucolò Kevin. "E lui è innamorato?" chiese allora François per distrarlo. "Oh, certo! Richard è tanto innamorato di me, che altro potrei desiderare?" "Non lo so, per esempio di non trovarti un'altra volta in una situazione come questa!" Camminarono, guardando fin dove potevano e continuarono ad avanzare lungo la penisola settentrionale, ma non videro altro che sabbia e spruzzi d'acqua che gli arrivavano da tutte le parti. "Ehi, François! Lo sai che stanotte io e Richard..." e sorrise. "Oh! L'avevo immaginato!" "Davvero? E come hai fatto?" "Sembravate così contenti quando siete saliti in casa." "Si, è stato bellissimo, baby, abbiamo anche pianto tutti e due. È stato così bello, sai? Ma non solo per quello che abbiamo fatto! È stato bello veder lui così contento, capisci? Mi ha detto che era felice." "Si?" "Anch'io ero così contento a sapere che lui stava bene ed era tutto merito mio, che era così felice. Beh, mi pare che il merito sia stato anche tuo, però!" "Già e mi devi un favore!" "Io ne devo tanti, a tutti voi." "Fra noi ci dobbiamo tanti favori che non basterà tutta la vita a ricambiarceli!" Il loro era un dialogo davvero confidenziale, fraterno, perfino intimo, anche se urlato, fatto mentre abbracciati procedevano, sfidando le raffiche di vento. Erano arrivati in una zona del promontorio da dove potevano sentire tutta la furia del mare aperto e arrivare quasi a vederla. Al largo si stava scatenando la vera tempesta che, per il momento, stava solo sfiorando Venture Island. Improvvisamente la torcia fece come una pausa, la fiamma si ridusse fin quasi a scomparire, divenne piccola alla punta dell'asta e si ritrovarono al buio. Fu solo per un movimento istintivo di François che non si spense del tutto. Insieme si voltarono per darle riparo dal vento e solo così e tornò a far luce. "Cristo, François!" "C'eravamo quasi, eh? E non potevamo neppure ripararci sotto gli alberi, come ci ha detto di fare Richard!" "Cerchiamo di stare attenti. Me la stavo già facendo addosso!" disse Kevin con il fiato corto per la paura. Non sapeva più se tremare per il freddo o per la paura di restare al buio in mezzo all'Oceano Pacifico in tempesta, perché quella lingua di terra pareva essere allungata verso il mare aperto, piuttosto che a protezione della laguna e riparata dalla scogliera. "Quei tre non sarebbero mai arrivati fin qua, Joel e Angelo hanno paura anche della loro ombra!" "Come noi del resto!" "Già" fece François tremante per il freddo e più spaventato di Kevin "e non è il posto adatto per fare niente, neppure quando è sereno e non c'è vento. Figuriamoci per fare l'amore, pomiciare oppure anche solo addormentarsi!" "Chi l'avrebbe mai detto che avrei avuto freddo all'equatore?" "È la nostra solita fortuna!" In piedi sulla striscia di sabbia che rappresentava ormai la fine del promontorio, sentivano, ma non lo vedevano davvero, udivano il mare ribollire proprio accanto a loro, quasi sotto i loro piedi, mentre il vento trasportava la schiuma delle onde che si rifrangevano contro la scogliera. Ormai erano fradici di acqua salata. "Torniamo indietro" piagnucolò Kevin. "Si, andiamocene!" "E dove?" Kevin si bloccò "Non è che finiamo in mare dalla parte dell'oceano?" Anche François esitò sulla strada da prendere, finché non riconobbe le proprie tracce sulla sabbia. Stavolta camminavano col vento alle spalle, si sentirono un po' più al sicuro e fu più facile perfino parlarsi. "Perché non riesco a vedere Richard?" si lamentò Kevin. "Ti sei scordato che la torcia ce l'abbiamo noi? Dall'altra parte della laguna è proprio buio e anche se fosse giorno quasi non riusciresti a distinguerlo! Però lui forse vede noi. Dai, fai ciao con la manina!" "È vero, hai ragione" il sangue freddo di François aveva calmato anche lui. Camminarono ancora un po', finché Kevin non si fermò. "Riflettevo su quello che dicevi prima" disse "ai favori che ci dobbiamo e che ci servirà tutta la vita per ripagarci uno con l'altro. Beh, fratello, credo che mi piacerebbe davvero passare tutta la vita accanto a te, sai?" "Ma tu ce l'hai già un marito! Ed io non sono bello come lui, né ricco! Si capisce anche con questo buio!" "Stupido, intendevo come sorelle, cioè come fratelli, insomma!" "Oh! Allora si, piacerebbe anche a me! Sei la sorella che ho sempre sognato di avere" rise, poi si fece improvvisamente serio "chissà dov'è Marie adesso. Forse non si ricorda neanche più di me!" "Marie è tua sorella?" Procedettero abbracciati, rabbrividendo e dandosi di conforto, ma anche cercando di riscaldarsi, perché l'aria, per la forza del vento, si era molto raffreddata e gli spruzzi d'acqua salata li bagnavano ancora. François era un po' perso nei suoi ricordi, mentre Kevin si preoccupava per Richard e per i piccoli che non si trovavano, ma era anche molto commosso. L'amicizia con François stava diventando molto speciale e per lui era una esperienza straordinaria. Avere vicino dei ragazzi per cui provare affetto e non desiderio era stato radicalmente nuovo ed era accaduto, sulla Venture prima e poi sull'isola, con tutti i compagni, ma specialmente con François cui lo legava il rapporto più forte, dovuto sicuramente al fatto di essersi scoperti e confidati già durante la crociera. Si sentiva molto vicino a quel ragazzo ed anche particolarmente protetto dalla sua presenza. "Ehi, François! Credi che siamo davvero tutti finocchi?" "Non lo so, ma non penso. No, non lo credo!" "E perché no?" "Non saprei, ma oltre a noi due che siamo proprio due sorelle in tutto, vero cara?" e gli fece l'occhiolino "Solo Richard mi pare abbastanza convinto, ma è stato grazie a te e al tuo amore, baby! Però, vedi, Mike mi ha confidato che lui ha sempre guardato le ragazze e anche le sue seghe, insomma, prima del viaggio lui se le faceva pensando a culi e tette!" "Gesù... e tu allora?" fece Kevin incredulo. "Già! Mike mi ha detto proprio questo, perché io gliel'ho chiesto con insistenza e saperlo mi ha un po' scombussolato, però mi ama davvero e non finge, perciò non dubito di lui. Sai, Kevin, credo che non ci renderemo mai conto abbastanza di quanto siamo stati fortunati noi due." "Che vuoi dire?" "Beh, finire su quest'isola, tutti maschi, tutti ragazzi, nessuno a controllarci." "È vero, hai ragione. Ma davvero credi che solo Richard, oltre a noi, sia finocchio?" "Direi che di sicuro c'è anche Manuel." "Si, si, Manuel è come noi e poi è così innamorato di Richard. E si vede, si capisce proprio! Ed è così legato a Tommy." "Lo so, Manuel è dolcissimo e discreto, ma gli altri sono troppo piccoli per poter esprimere una qualunque preferenza o anche un'opinione certa. È troppo presto per loro. Ci danno dentro soltanto perché sono arrapati, come tutti su questa benedetta isola. L'isola dell'amore..." "C'era anche Chris." "No, lui certamente non era finocchio. Chris era un bel maschietto, dentro e fuori, fatto e finito. E quanto mi piaceva. Ti ricordi che ne abbiamo parlato?" "Si, si. Anche Mike però, è bello anche lui, no?" "Si, lui è così forte e virile ed è bello, il mio Mike! E mi piace da impazzire e poi mi ama, anche se non è un finocchio come noi due, di questo sono certo. Ma per il momento a me va bene così, sai? E, quando torneremo, se torneremo, allora si vedrà! Quando incontrerà una ragazza ci penserò io a ricordargli chi è che gli ha soddisfatto tutte le voglie a Venture Island. E vedrai che le donne non gli piaceranno più!" Risero a quell'idea che in quel posto, in quel momento, appariva decisamente estranea, lontana dal loro mondo. "Tu pensi che siamo stati noi? Possiamo essere stati noi a contagiarli, anche ai più piccoli?" chiese Kevin dopo qualche passo. "Vuoi dire che li abbiamo condizionati?" "Si, già, condizionati, si, proprio condizionati, non contagiati." "Boh! Forse è andata così e probabilmente è tutta colpa nostra. Almeno i più piccoli non hanno fatto altro che imitare noi quattro, ma credo che abbiamo solo accelerato i tempi, perché sarebbero finiti a scoparsi, anche senza il nostro aiuto." "Dici davvero?" "Si, è così! Pensa a quello che succederebbe se portassi nove ragazzi, proprio come siamo noi, in un posto isolato e li lasciassi da soli e senza alcun controllo per qualche mese. Non credi che, dopo neppure una settimana, si scoperebbero tutti come matti?" "Beh, è probabile di si." "No, è proprio così e poi non desidererebbero altro che di potersi confessare, salvo ricominciare la mattina dopo con un altro!" Kevin lo guardò sconcertato, quasi scandalizzato per tutta quella franchezza, però capiva che François aveva ragione. "E se ci fosse un controllo rigido, una repressione dei loro istinti, lo sai che farebbero?" "No" era anche un po' disorientato, ma François aveva certamente vissuto più di lui in una realtà, quella dell'istituto di rieducazione, che l'aveva reso molto più pratico. "Scoperebbero di nascosto e forse arriverebbero anche ad ammazzarsi uno con l'altro, perché sorgerebbero le peggiori gelosie e chissà cos'altro. Noi qua, invece, siamo riusciti a controllare molte nostre voglie, le passioni, grazie alla presenza di Richard, alla sua maturità, e all'equilibrio che mette in tutte le cose che fa, soprattutto nei nostri confronti. Senza che ce ne accorgiamo, lui ci controlla tutti nel miglior modo possibile. Solo fra Terry, Joel e Angelo è capitato quel guaio, ma era del tutto imprevedibile." "Boh..." "E il merito di tutto è anche tuo, amico prezioso" l'abbracciò stretto e gli diede un bacio sulla guancia, sorprendendolo "perché hai aiutato Richard ad accettarsi e pure in fretta. Lui ha trovato subito il suo equilibrio, perché tu gli hai indicato la strada e direi che non hai sprecato neanche un giorno! Te lo sei preso com'era, con tutta la buccia!" concluse ridendo François. E se Kevin non fosse stato molto contento di quegli elogi e certo della sincerità di François, sarebbe un po' arrossito, invece rise anche lui. "In un certo senso ho fatto la stessa cosa con Mike" disse François quando si furono calmati "ma soltanto la notte dopo! Gli altri ci hanno solo imitato." "Ehi! Allora sei sicuro che non li abbiamo corrotti!" "No, non lo credo proprio, perché sono certo che entro una settimana avremmo fatto le cose che adesso facciamo in casa e sulla spiaggia, ma di nascosto, con tanta paura e con molti più sensi di colpa. L'avremmo fatto ugualmente, ma nascondendoci dietro ad ogni albero, credimi. Sarebbe accaduto e basta. E non avremmo neppure avuto qualcuno pronto ad ascoltare i nostri peccati e assolverci e quindi a farci sentire in colpa! Sarebbe stato molto più triste per tutti! Altro che corruttori, noi due li abbiamo salvati dalla noia, oltre che dal peccato!" "Sei forte tu! Mi fai quasi sentire importante." "Noi siamo stati le loro fate dell'amore! Sai quante seghe si sarebbero fatti prima di capire che era meglio farsele insieme ad un altro e poi provare anche tutto il resto?" "È vero, già sulla Venture non facevano altro!" Scoppiarono a ridere al ricordo di quante volte avevano spiato questo o quel compagno che credeva di essersi appartato sulla goletta. E poi risero ancora di più, perché, essendo entrambi piuttosto intelligenti ed acuti, si resero conto di aver appena detto una grande verità. Risero senza riuscire a controllarsi, nonostante stessero procedendo praticamente a tentoni lungo la spiaggia e la torcia stesse per esaurirsi. E quando si fosse spenta, si sarebbero ritrovati nel buio più completo, in mezzo della tempesta che stava per investire l'isola. "Mi chiedo solo come si sarebbe comportato Chris, se si fosse salvato" chiese Kevin riprendendo un poco il controllo. "Già, ma chi può dirlo?" neppure François riusciva ad immaginare davvero la reazione di Chris se fosse sopravvissuto "Forse sarebbe stato l'unico esempio di pura virilità sull'isola, ma secondo me, si sarebbe adattato anche lui. Non dimenticare che quest'isola è deserta e la carne è carne a quindici anni! Noi ne sappiamo qualcosa no?" "Boh! Ehi! E se ci fossero state delle ragazze con noi?" "No! Non dirlo neanche per scherzo" François urlò, sconvolto da quell'idea "non permetterti di dirlo mai più. Ragazze, qua? Mai! Sarebbe stata un guaio, una tragedia. Ma ci pensi, che concorrenza? Ci avrebbero emarginato, accantonato e infine distrutto e non li avrebbero neppure fatti scopare, poveri ragazzi. Gli avrebbero soltanto promesso di dargliela e chissà quando, mentre adesso, essendoci soltanto noi, come vedi, siamo al centro delle loro attenzioni." "Delle attenzioni di chi? "Dei maschi!" "Si, ma quali maschi? Tu sei proprio matto!" "No, ascolta! Le ragazze sono sempre state la mia rovina. Mi innamoravo di uno e quello pensava solo alle tette di qualcun altra. Ci facevamo una sega insieme, io allungavo le mani per toccarlo e quello mi chiamava Kate! A me? Oppure Francine, io... Francine, ma mi vedi?" "Maleducati!" "Insomma, io le donne le odio! E tu?" "Non saprei, non ho mai avuto occasione di pensarci, di vederne una o addirittura di toccarla" ma fece una faccia così schifata che al bagliore guizzante della torcia parve molto spiritoso a François che riprese a ridere. Parlare li aveva distratti, mentre il vento li spingeva letteralmente verso il punto in cui avrebbero incontrato Richard se lui avesse ritrovato la via del ritorno. Richard aveva percorso molta strada nella sua meticolosa ricerca, andando avanti e indietro lungo la spiaggia, salendo e scendendo dune, allontanandosi ed avvicinandosi al mare, ma sempre spostandosi verso sinistra, cioè verso la punta meridionale della laguna, seguito come un'ombra da Hook che pareva contargli i passi, tanto che più di una volta il cane, spingendogli il muso contro la coscia, aveva corretto la direzione, mostrando di sapersi orientare molto meglio di lui. Camminava concentrato, attento a cogliere qualunque segnale di presenza dei piccoli, ma anche a non perdere l'orientamento. Aveva pochi punti di riferimento, la direzione del vento da occidente, il mare a nord e gli alberi a sud. Oltre a questo poteva contare soltanto sulla sua ottima memoria visiva, per come erano fatti realmente quei posti, e sulla capacità organizzativa della sua mente che era prodigiosa. Contava i passi, sia quando si muoveva dalla riva ai primi alberi e cespugli, sia quando si spostava verso sinistra, per avvicinarsi alla fine della penisola. Se non si erano messi sotto gli alberi dove non li avrebbe mai trovati, certamente dovevano essersi riparati dietro una duna di sabbia e lui non ci era passato accanto, per questo non li aveva trovati. A meno che non fossero andati dall'altra parte. Una volta arrivato a quello che credeva fosse il limite estremo della penisola, e l'immaginò perché il vento si era fatto impetuoso e il fragore delle onde assordante, oltre alle rocce che gli impedivano ormai di camminare, si convinse che non poteva fare altro che affidarsi alla fortuna, né intendeva sfidarla, spingendosi oltre, perché sarebbe potuto cadere in acqua o sugli scogli. Si voltò e andò nella direzione opposta, decidendo questa volta di muoversi lungo la spiaggia, ad una distanza costante dalla riva del mare, sulla base del rumore della risacca e scalando di continuo piccole dune di sabbia. Era stremato dalla fatica e dalla preoccupazione per non averli ancora trovati, ma tutti i suoi sensi erano all'erta, anche il tatto, per ciò che avvertiva sotto la pianta dei piedi. E quello che calpestò, dopo qualche centinaio di passi, era certamente un pezzetto di stoffa. Si chinò a toccarlo e scoprì con emozione che era un cravattino. Tastando attorno ne trovò un altro e poco più in là un altro ancora. Potevano essere volati via da chissà dove, ma erano là, tutti e tre, uno accanto all'altro, ed erano anche stati piegati. Fece ancora qualche passo lungo il fianco della duna in una specie di avvallamento. Dovevano essere là attorno. "Hook... vieni qua..." gridò e il cane si precipitò a prendersi le solite carezze "Hook... sono qua... Terry, Joel, Angelo..." urlò accarezzandolo "cerchiamoli, Hook, ti prego. Cerchiamoli!" Lui li chiamò, con tutto il fiato che gli restava, mentre Hook, misteriosamente cominciò a girargli attorno. Perse il contatto con il cane, ma immaginò, anzi sperò che stesse facendo cerchi sempre più larghi. Lui si sarebbe anche messo a correre dietro a Hook, ma prevalse la prudenza, oltre che la stanchezza. Se si fosse mosso, senza contare i passi e stabilire la direzione, forse avrebbe perso definitivamente l'orientamento e stava per piovere, di lì a poco sarebbe caduta tanta acqua e con tanta violenza che avrebbe potuto ferirlo. Dovevano trovarli in fretta, lui e Hook, che adesso non era più vicino a lui, ma che, ne era certo, li stava cercando. Doveva trovarli subito per poi correre a ripararsi sotto gli alberi e difendersi almeno un poco dagli scrosci. Quella specie di incavo nella sabbia, quella grande depressione forse era la sua ultima speranza. Considerando la lunghezza totale del braccio meridionale del promontorio, sapeva di essere a circa quattrocento passi dalla grande roccia che aveva a nord la foce del torrente e a sud il sentiero verso le Tommy's Falls. I piccoli potevano davvero trovarsi là vicino, quel posto non era lontano dal campo ed era abbastanza riparato dal vento. Potevano averlo scelto la sera prima per fermarsi, perché si raggiungeva facilmente anche al buio e comunque, se i cravattini erano là, non potevano essere lontani. Fece qualche passo ancora, speranzoso, ripetendo meccanicamente la preghiera di prima che evidentemente non aveva scordato, poi ne aggiunse una di quelle che aveva imparato da piccolo e che adesso sentiva spesso recitare a Mike e François. In apparente risposta alle preghiere, però, cominciò a piovere. Non molto forte, ma l'acqua che cadeva, rinforzata dal vento, lo percuoteva senza pietà. Il muso di Hook, il suo naso bagnato, lo colpirono al fianco e lo sospinsero, abbastanza risolutamente in direzione degli alberi. Decise di fidarsi del cane che fra i suoi antenati poteva aver avuto, oltre ai terranova, famosi per i salvataggi in mare, anche dei cani segugi, apprezzati per l'acutezza dell'olfatto. Lui non si lasciò trascinare troppo dall'entusiasmo e continuò a strisciare i piedi, cercando altri indumenti, finché calpestò ancora del tessuto. Si inginocchiò e lo raccolse, era una camicia, allora, quasi con disperazione, tastò il terreno con le mani e trovò dei pantaloni, due, tre paia, un'altra camicia e finalmente un piede. Accanto a lui Hook ormai guaiva e saltava felice. Richard invece non aveva ancora perso la concentrazione. Conosceva benissimo i suoi ragazzi e capì subito che doveva trattarsi del piede di Joel, il più piccolo. "Ehi, svegliatevi!" gridò, afferrando e scuotendo delicatamente la caviglia del piccolo "Ragazzi, svegliatevi, forza!" "Hook! Papà!" era Terry che finalmente l'aveva sentito, anzi aveva subito la sveglia ad opera di Hook con una zampata nella pancia. Finalmente anche gli altri due si mossero. Richard gli s'inginocchiò accanto e si commosse. Voleva assicurarsi che stessero bene, ma l'emozione di averli trovati dopo tanto affannarsi fu troppo forte. Si lasciò abbracciare per qualche secondo. Adesso però dovevano fare in fretta, glielo diceva l'istinto e anche la preoccupazione di dove fossero finiti Kevin e François, ma li abbracciò lo stesso, senza che loro capissero subito il motivo di quelle effusioni e di quella commozione. "Ragazzi, state bene?" disse, mentre il groppo alla gola quasi lo faceva piangere "Avanti, muovetevi, qua sta per scoppiare una brutta tempesta!" urlò scuotendosi "Dobbiamo arrivare in fretta sotto gli alberi. Magari anche a casa, se ci riusciamo!" "Ma che è successo? Che ore sono?" chiedeva Angelo intontito, tentando di difendersi dalle feste di Hook . "A Venture Island non ci sono orologi, scemo!" lo riprese Joel "Non al buio almeno!" precisò, pignolo e lucido come al solito, senza però abbandonare l'abbraccio di Richard, accomodandosi meglio e dandogli un bacio sul collo per esser certo che papà fosse ancora là. "Niente di grave, è solo che vi siete addormentati qua sulla spiaggia" spiegò Richard, accarezzandolo e abbracciandolo più forte "e adesso sta per arrivare la tempesta." "Mi dispiace" cercava di dire Terry che aveva capito in che brutta situazione erano finiti e lui si sentiva sempre un po' responsabile per tutti e tre "mi dispiace, papà" disse infatti "e tu sei venuto a cercarci fin qua?" "Con questo tempo?" chiese Angelo, anche lui ormai più che sveglio. "Forza, ragazzi, ne parleremo a casa. Adesso sbrigatevi e cercate di raccogliere i vestiti. Non dimenticate nulla!" Immaginava che erano nudi e, anche se avevano fretta, dovevano recuperare i vestiti, perché tutti gli indumenti erano preziosi a Venture Island. Si alzò per cercare di riacquistare l'orientamento. Pioveva un po' più forte e sperò che il vento non avesse cambiato direzione a causa della pioggia. I tre e Hook gli si strinsero attorno e lui immaginò di essere una chioccia. "Non riusciamo a trovare i cravattini" disse Angelo. "Sono leggeri, chissà dove sono finiti con questo vento" fece Joel, ma nonostante urlasse, dal tono si capiva che era contento. "E adesso come faremo?" si chiese Terry che a dispetto della situazione pericolosa stava già ridendo. "Tutti gli altri indumenti li avete trovati?" chiese Richard. "Si, papà, abbiamo preso proprio tutto!" "Però sono bagnati!" "Adesso andiamo e non preoccupatevi per i cravattini, li ho trovati io poco fa e ce li ho in tasca!" fece Richard, gettandoli nello sconforto. Si mossero in fila indiana, con Hook davanti a fendere l'aria e a ritrovare miracolosamente la strada. Loro dietro seguivano i suoi passi sicuri, tenendosi per mano per paura di perdersi nel buio fitto, nel vento che giungeva a raffiche sempre più violente e nella pioggia che ora li sferzava senza pietà. Erano a metà strada quando in lontananza cominciò a lampeggiare, rivelando l'orizzonte, e finalmente l'oscurità fu rotta, seppure per frazioni di secondo. Al rumore del vento e del mare si aggiunse il brontolio del tuono e la solita mente matematica di Richard stabilì, approssimando la velocità del vento, che avevano circa quindici minuti prima che i fulmini colpissero l'isola e il fortunale si abbattesse su di loro. E a quell'ora avrebbero fatto meglio a trovarsi sotto la mangrovia. Specialmente lui che temeva più di ogni altra cosa d'essere colpito da un fulmine e morire a causa della scarica elettrica. Ora potevano procedere di corsa, perché la meta era sempre più vicina, quasi visibile, sebbene il susseguirsi e l'avvicinarsi dei lampi desse un effetto stroboscopico ai loro movimenti. Non avevano altri ostacoli se non le dune di sabbia che superavano velocemente. Ora che aveva trovato i piccoli, il pensiero di Kevin e François, l'idea che fossero in pericolo, tornò a preoccuparlo. Non li vedeva da nessuna parte. Forse avevano perduto l'orientamento o la torcia s'era spenta. Nonostante quei pensieri sperava di trovarli davanti alla roccia, ne era certo, aveva troppa fiducia in tutti e due per credere che si sarebbero messi inutilmente in pericolo e infatti erano proprio là, abbracciati e tremanti, che cercavano di proteggersi in un incavo della roccia. La luce di un lampo glieli fece vedere solo quando arrivò sotto al grande masso erratico posto da un'eruzione primordiale a guardia della laguna e all'ingresso alla foresta. La loro torcia si era completamente consumata quando erano vicini al punto d'incontro ed avevano raggiunto a tentoni la roccia, dopo aver guadato il torrente. Richard concesse a tutti un minuto per abbracciarsi e scoprirsi sani e momentaneamente in salvo. Diede una tregua anche a se stesso, perché abbracciò avidamente Kevin. Piangevano loro due e tutti gli altri, promettendosi spiegazioni e giustificazioni, scambiandosi prima carezze e poi scappellotti e sculacciate che François cominciò a distribuire ai tre dispersi, nudi e bagnati, nella gioia di Hook che balzava da una parte all'altra a prendersi la sua parte di merito per aver ritrovato i tre piccoli. "Andiamo, ragazzi, non siamo lontani, ma dobbiamo camminare al buio e qua sta per venire giù il cielo!" li incitò Richard staccando a malincuore le labbra da quelle di Kevin. Si rimisero in cammino, davanti c'era Hook a seguire, a indovinare il sentiero, segnato da mesi di via vai, gli altri erano dietro. In quel momento il passaggio era piuttosto scivoloso e, per giunta, nel folto degli alberi non penetrava la luce dei lampi, se non con dei bagliori perfino troppo brevi per consentire di vedere dove si mettevano i piedi. E così Richard scoprì che era stato molto più facile orientarsi al buio completo ma sulla sabbia, che non seguire un sentiero nella foresta, reso viscido dalla pioggia che li bagnava senza pietà. Anche Hook ad un certo punto si bloccò incerto, allora Richard riprese la testa e avanzò, basandosi sulle immagini della sua memoria, attento però a non sbattere contro qualche tronco o ramo spostato dal vento. Dietro c'era Joel, terrorizzato, che gli stringeva freneticamente il braccio, poi Angelo, ugualmente spaventato e Terry, in coda Kevin e François. Si tenevano per mano, come una fila di alunni della prima classe che stanno imparando a muoversi tutti insieme. Ormai al vento si era aggiunta l'acqua che cadeva abbondante e li colpiva a goccioloni sempre più grossi, schiaffeggiandogli le spalle nude, ma più di tutto erano i tuoni a infastidirli, se non a spaventarli. Man mano che il temporale si avvicinava il frastuono si faceva sempre più assordante, la sequenza di luce, schianto e rimbombo era ormai serrata. Richard sentiva Angelo e Joel gemere ad ogni botta, aguzzando le orecchie riuscì però a cogliere anche delle grida acute. Erano Kevin e François che, evidentemente, stavano esorcizzando la paura a modo loro. All'esplosione di ogni lampo si sentivano infatti dei gridolini acuti e allo scoppiare del tuono, altissimi ululati, quasi più penetranti dello schianto. Terry si era associato subito al gioco e non ci volle molto perché anche gli altri capissero il meccanismo e contribuissero prima ad esprimere sorpresa e poi a urlare per sovrastare il rimbombo. Richard si trovò così a guidare una fila di animali urlanti, quasi dei licantropi, in una notte che purtroppo non aveva luna, mentre Hook ogni tanto lo fissava, come a chiedergli conto di quegli urli disumani e certamente non canini. Inutile dire che quando arrivarono sotto la casa si stavano tutti sganasciando dalle risate, perché, sebbene il fortunale che aveva investito l'isola fosse al suo culmine e il vento quasi li sollevasse, la pioggia facesse male ad averla addosso e i fulmini cadessero così vicini che pareva di poterli toccare, nell'ultimo tratto di strada camminarono scherzando e giocando a chi gridava di più e a chi si fingeva più spaventato. In realtà avevano tutti paura, una paura folle che da soli non avrebbero retto, ma che stando insieme si attenuava fino a poterne ridere. Risero, felici di essere salvi quando poterono ripararsi sotto la mangrovia che pareva non risentire né del vento, né della pioggia, dei lampi e dei tuoni. Fecero le dovute carezze di riconoscenza a Hook che se le godette tanto che non voleva lasciarli salire in casa, dando a tutti colpi con il muso. Forse sperava che almeno stavolta lo portassero su, ma nessuno lo propose, così Richard poté finalmente aiutarli ad uno ad uno a salire in casa, distribuendo le ultime pacche sulle spalle, abbracci e baci a tutti. Il primo a sbucare in casa fu Joel che, notata una luce, per quanto fioca venire dalla casa, s'era subito guardato attorno, incuriosito ed aveva incrociato lo sguardo truce di Mike, fuori di sé, arrabbiato di brutto. Joel ammutolì e lo stesso fecero tutti gli altri, man mano che salivano, prendendosi le stesse occhiate infuriate, perfino Richard che chiudeva la fila. Ad aspettarli davanti ad una candela accesa, c'erano Mike, Manuel e Tommy. Svegliatosi per il rumore del vento, Mike non aveva trovato François accanto a sé e poi, cercando alla cieca, aveva scoperto che in casa c'erano solo Manuel e Tommy. Per i suoi movimenti si erano svegliati anche loro, poi tutti e tre erano scesi a cercare tutt'attorno alla casa, ma non avevano trovato tracce dei compagni. Risaliti in casa, avevano deciso di aspettare alzati che facesse giorno, ma l'attesa si era fatta lunga e insopportabile e per farsi coraggio avevano acceso anche quella candela, una delle preziosissime superstiti, che ora dava soltanto un'idea di quanto fossero indignati. Mike aveva detto poche frasi stizzite e poi più nulla. Ed ora, a quella luce debole e tremolante, per qualche spiffero che penetrava in casa, tutti e tre li guardavano con una faccia cha esprimeva la più totale disapprovazione. "Amore, ma tu dormivi come un angioletto" azzardò François. "Angioletto un accidente" urlò Mike cui tremavano le mani per la tensione e, sperò Richard, non per la voglia di prendere a botte qualcuno. "Pensavamo che ve ne foste andati" urlò allora Tommy, non potendone più e scoppiando in singhiozzi "che ve ne foste andati per sempre" aggiunse fra le lacrime che non riusciva più a fermare. Manuel invece era ammutolito, ma si capiva che anche lui era arrabbiato e Richard non sapeva davvero da chi cominciare. "Non dovevate lasciarci da soli, senza dirci nulla, in mezzo alla tempesta, a un uragano come questo" stava urlando Mike, rivolto un po' a tutti e si capiva che gridava perché era arrabbiato e non solo per farsi sentire. François avrebbe probabilmente provveduto ad ammansirlo, dandogli tutte le spiegazioni, anzi già lo stava facendo, parlandogli in un orecchio. Per le scuse e le giustificazioni ci sarebbe stato tempo la mattina dopo. Richard vide che Kevin stava consolando Tommy. L'aveva abbracciato, consolato e già gli raccontava l'avventura sua e di François e questo forse sarebbe bastato. Restava Manuel. Non l'aveva mai visto tanto accigliato. Gli andò vicino, ma Manuel parve come scostarsi. Manuel che quando lui gli si avvicinava gli regalava un sorriso felice ed era sempre apertamente contento per qualunque attenzione lui gli rivolgesse. "Ragazzi, andiamo a dormire?" gridò per farsi sentire, dato che il frastuono di vento, pioggia e tuoni continuava con forza inalterata "È notte fonda e tra un poco credo che sarà l'alba. Cerchiamo di riposare adesso! Domani cercheremo di spiegarci, va bene?" A dire il vero i tre erano già filati via. Essendo all'origine del problema avevano pensato bene di mettersi al riparo da ogni tipo di reazione. Mike e François si avviarono verso il loro letto che era quello più alto e forse stavano già facendo pace. Poi Mike si sciolse dall'abbraccio del compagno e tornò indietro verso Richard. "Scusami per quello che ho detto prima, fratello, ma eravamo disperati!" Richard l'abbracciò. "Lo so, sei tu che devi perdonarci." Kevin lo guardò e gli fece un cenno d'intesa, poi con Tommy si coricarono abbracciati in un angolo del lettone. Il piccolo pareva essersi convinto, poi lanciò uno sguardo verso Manuel, ma Kevin lo convinse a restare con lui e si addormentarono insieme nel momento in cui posarono il capo sul cuscino. Manuel non si era mosso, se ne stava seduto per terra e guardava dritto davanti a sé. Richard andò a spegnere la candela, non potevano permettersi di sprecarla, poi tornò a sedersi accanto a Manuel. Era esausto, gli tremavano le gambe per la stanchezza e tutta la tensione che aveva sopportato in quelle ore, ma non era ancora arrivato il momento di riposarsi, c'era uno dei suoi ragazzi che aveva bisogno d'aiuto. In realtà aveva bisogno proprio di lui. In quei mesi Manuel era stato la presenza più discreta a Venture Island. S'era occupato di Tommy di cui era padre, madre, fratello e occasionalmente amante, ma con tante attenzioni e sempre per insistenza del piccolino. Tommy ripagava tutto quell'affetto con una devozione ed un attaccamento incondizionati, talvolta difficili da sostenere, ma non da parte di Manuel che gli dedicava le sue energie e la maggior parte del suo tempo. Richard si rese conto improvvisamente che non si era mai curato delle vere reazioni di Manuel al naufragio, alla vita sull'isola, all'evolversi delle relazioni fra loro. Soprattutto non aveva mai considerato i suoi veri sentimenti. Manuel aveva quasi quindici anni e, al contrario di tutti loro, pareva non essersi innamorato di nessuno. No, non proprio di nessuno, pensò e finalmente capì. Lo sentiva respirare, Manuel era emozionato. Richard gli cercò la mano e la strinse. "Mi dispiace di averti spaventato" gli disse. "Pensavo che tu fossi morto. Ad ogni raffica di vento, ti immaginavo là fuori e avevo paura, tanta che non riuscivo neppure a respirare, ma ho visto che Tommy piangeva e mi sono fatto forza e poi ha iniziato tuonare" in un'altra occasione avrebbe cominciato a piangere, ma non quella volta "e allora mi sono convinto che ti era accaduta una cosa brutta, che non potevi essertene andato così." "E ti sei preoccupato per me?" "Io sono sempre preoccupato per te, in ogni momento. Ti seguo ovunque con gli occhi e quando non posso farlo, aspetto che tu mi torni vicino e finché non ti rivedo sto con il cuore in gola. Chiedo solo di poterti guardare e poi guardare." "È bellissimo quello che mi stai dicendo." "Davvero pensi così, non ti dispiace che io...?" "No, no!" "Oh, Richard, io lo so che tu ami Kevin e Kevin è sempre così buono con me e io non so che fare, perché..." Lo sentì agitarsi, l'accarezzò, perché ritrovasse la calma per parlare. Adesso sapeva quello che stava per ascoltare. Quello sarebbe stato un altro temporale le cui nubi si erano lentamente addensate sul cielo di Venture Island, perché in quei mesi Manuel non aveva smesso di amarlo e lui non se n'era neppure accorto o se aveva visto qualcosa, se n'era disinteressato, scambiando quegli sguardi per qualcosa che era sembrata solo una specie di devozione filiale. Quanto era stato superficiale e distratto, anche presuntuoso, non chiedendosi dei reali sentimenti di quel ragazzo. Solo perché Manuel era sempre così discreto e silenzioso, non era detto che non soffrisse come e più degli altri. "Parla, Manuel" gli disse abbracciandolo "questo è il momento buono per dirmi tutto. Raccontami proprio tutto!" "Solo una cosa" mormorò Manuel, mentre Richard faceva fatica a sentirlo "io ti amo, Richard, ma so che tu ami Kevin e lui ti vuole tanto bene che morirebbe se sapesse di me! È tutto qua, è solo questo!" concluse sconsolato. Richard fece un respiro profondo, raccolse le idee, gli baciò i capelli morbidi che profumavano di qualcosa di buono, di dolce. Proprio com'era Manuel, anche il suo odore era buono, sereno. "Ehi, fratellino, io sono felice che tu ti sia innamorato di me e sono orgoglioso che tu me l'abbia confidato. E soprattutto ti amo anch'io, non solo perché sei uno dei ragazzi che stanno a Venture Island, ma perché sei tu ed io amo proprio te. Per te, lo confesso, provo qualcosa di più, ma lo capisco solo adesso e mi dispiace di non avertelo detto prima. Ora so che mi piace la dolcezza del tuo carattere, l'affetto che hai per Tommy, quello che fai per lui e quello che fai per me e Kevin e anche per tutti gli altri e insomma mi piaci tu, proprio per come sei!" "Davvero mi ami un poco, Richard?" e l'abbracciò stretto. "Si ma non è un poco, non è quel che resta dopo aver amato Kevin" protestò Richard "io ti amo davvero, Manuel!" "Come sono contento!" Sentì che finalmente piangeva e le lacrime gli stavano bagnando la spalla e il petto. "Voglio che tu sappia una cosa: io sono certo che Kevin s'è accorto che tu mi ami e credo che lui sappia che anch'io ti voglio bene in questo modo speciale." Manuel sollevò la testa allarmato. "Però sono certo che la cosa non gli dia fastidio." "Credi davvero che lui lo sappia?" "Si, è possibile, perché io sono sempre l'ultimo ad accorgermi di queste cose e lui molte volte le capisce prima di me, prima che lo sappia io stesso. Sono certo che questa cosa la sa già e se finora non ha detto nulla e non ha cambiato l'atteggiamento nei tuoi confronti, se continua ad essere amabile e credo che sia così, vero?" Manuel fece di si con la testa, molto convinto "Allora vuol dire che non è dispiaciuto se fra di noi c'è questo amore." "Sarebbe bellissimo, Richard. Io... io ero così preoccupato, pensavo di stare facendo qualcosa di brutto, una cosa proprio cattiva, di togliere un po' di te a Kevin e anche forse di approfittarmi di voi." "Una volta ti ho detto che non avresti mai potuto fare nulla di cattivo. Te lo ricordi?" "Si" non lo vide arrossire, perché era buio, ma Manuel fece un movimento, gli nascose la faccia nel petto per un po' di vergogna a ricordare quell'episodio e Richard provò per lui un'infinita tenerezza per quel pudore "Tu dicesti disgustoso, dicesti che non avrei mai potuto fare nulla di disgustoso, perché io pensavo che aver fatto una cosa 'disgustosa' e tu allora dicesti che andava tutto bene per te. Io ti amavo tanto già allora, ma poi ti ho amato di più. E sempre di più." Richard si lasciò abbracciare e avvertì una punta di rimorso per non essersi accorto prima di ciò che ascoltava adesso. "E sono ancora convinto di quel che ho detto, Manuel, sempre più convinto!" "Davvero posso continuare ad amarti?" "Certo!" "Ma mi prometti una cosa?" "Si, tutto quello che posso." "Tu promettimi che non ci lascerai mai, io... dove andremmo io e Tommy? Ti prego Richard, non ci lasciare." "Ehi, piccolo, l'ho promesso a tutti: noi resteremo insieme qualunque cosa accada e finché lo vorremo. Ma a te lo giuro anche sul nostro amore, tu sarai mio fratello e mi prenderò cura di te e di Tommy, finché lo vorrete voi. Manuel, io non ho fratelli e ne avrei voluti, ho trovato voi che siete i miei fratelli a anche figli, mi pare. Uno di voi è la persona che amo e che vorrei fosse con me in ogni giorno della mia vita e adesso so che ho te e anche con te vorrei trascorrere tutti i giorni che mi restano da vivere. Credo che cercherò sempre la tua mano" gliela strinse, l'accarezzò "perché so che tu mi aiuterai sempre e mi sarai sempre vicino!" "Grazie, Richard. Tu sei tanto stanco, vero?" "Si, un poco" e rise, perché più che stanco si sentiva distrutto. Manuel invece aveva sentito la sua voce tremare e quello che a Richard era parso un sorriso o una risata distesa, era stata invece una specie di rantolo. Tutto a un tratto Manuel s'era reso conto che Richard era sconvolto dalla stanchezza e batteva i denti per il freddo. La tempesta pareva finalmente essersi placata, fuori pioveva ancora e il vento era molto forte, ma non più assordante, tanto che si udiva di nuovo il rumore del mare e della cascata. Manuel l'aiutò ad alzarsi e insieme si trascinarono verso il letto, perché Richard non riusciva neanche più a camminare, come se tutte le forze l'avessero abbandonato. Manuel lo sorresse, a fatica lo fece mettere sul letto e gli si stese accanto. Prima di addormentarsi Richard l'abbracciò e lo baciò, proprio sulle labbra, poi in un attimo, passò dalla veglia al sonno. Ma forse Richard, pensò Manuel, già dormiva prima di arrivare a posare il capo sul cuscino e l'aveva baciato in sogno, credendo che fosse Kevin, ma questo a lui non importava. Si fece piccolo e si raccolse contro il corpo caldo, un po' febbricitante di Richard, assaporando il calore di quelle membra. Ciò che lo stupiva di quella sua passione, di quell'innamoramento incondizionato, era che non aveva mai desiderato Richard fisicamente, non in modo conscio e razionale. Anche ora che gli stava attaccato e sentiva il suo corpo contro di sé, la cosa non l'eccitava, non particolarmente. Era invece incredibilmente felice e la possibilità di eccitarsi non lo sfiorò neppure, perché quello che cercava era l'amore, l'affetto di Richard ed ora li aveva avuti, li teneva chiusi nel cuore, dove Richard li aveva posati dicendogli quelle parole così belle, eccezionali com'era lui. Richard gli aveva promesso devozione in cambio di devozione ed era tutto quello che desiderava per sé e per Tommy, perché assieme a Richard, Tommy era tutta la sua vita. E poi c'erano Kevin e tutti gli altri. Si addormentò contento. L'ultimo di tutti a trovare il sonno in quella notte di avventure. L'avrebbe detto a Tommy, avrebbe trovato il modo di spiegarglielo. TBC *** lennybruce55@gmail.com Il nome 'Lenny Bruce' è presente nella sezione "Stories by Prolific Net Authors" (http://www.nifty.org/nifty/frauthors.html) con l'elenco degli altri romanzi e racconti che ho scritto e pubblicato su Nifty. Nifty needs your donations to provide these wonderful stories: http://donate.nifty.org/donate.html