Date: Sat, 1 Nov 2014 18:19:18 +0100 From: solostran1978 Subject: Rifiuti Umani Disclaimer: This story is fiction. All persons depicted are just names, all actions are fiction. It deals with sex between consenting males. Any person under 18 or if you find this type of story offensive, or viewing this material is illegal where you are, then please do not read it! [Encounters][Interracial][Non-English] La signora Cristina stava portando a spasso il suo pargolo nel passeggino. I giardini pubblici erano un posto gradevole, anche se ogni tanto c'erano dei poco di buono. Ragazzotti che non avendo nulla da fare tutto il giorno, decidevano di sedersi sulle panchine a fumare. Le era capitato di parlarne con il marito ed entrambi erano giunti alla stessa conclusione: sicuramente quei perditempo erano coinvolti in attività poco pulite. Le persone per bene, quelle con un lavoro, non passano la giornata su una panchina o a oziare nei pressi di una stazione ferroviaria. Droga? Prostituzione? Difficile a dirsi. Percorrendo uno dei vialetti passò davanti a una coppia giovani che sedevano scomposti su una panchina. Uno dei due doveva essere marocchino: carnagione olivastra, capelli ricci nerissimi e fisico esile. L'altro probabilmente era rumeno o comunque dell'est Europa. Non sapeva perché ma ogni volta che era vicino a uno di quelli si sentiva a disagio. Capelli biondi, quasi bianchi, occhi azzurri e una carnagione pallidissima, senza contare i lineamenti tipici di una persona cattiva. Gli diede una rapida occhiata. Esattamente il tipo di buoni a nulla che infestavano quel luogo. Entrambi indossavano delle tute sportive, forse Adidas, lucide e troppo leggere per la stagione. Da sotto spuntavano i cappucci di felpe che sicuramente non vedevano una lavatrice da tempo. Sedevano sullo schienale della panchina, appoggiando le scarpe da ginnastica lerce e rovinate dove normalmente ci si dovrebbe sedere¬. Modelli antiquati che andavano di moda negli anni settanta, neppure fossero dei giocatori di basket. La signora Cristina si chiese dove fossero i vigili. Mai una volta che ce ne fosse uno quando serviva. La Municipale era solo capace di multarla quando parcheggiava, per qualche istante, il SUV del marito in divieto di sosta! Amir e Petru, seduti sulla panchina dei giardini pubblici, stavano aspettando che quel coglione di Luca si facesse vivo. Ogni tanto passavano delle mamme con bambini che gli lanciavano delle occhiatacce. Forse perché sedevano sulla spalliera della panchina, appoggiando i piedi dove normalmente ci si dovrebbe sedere. Oppure perché, nonostante nessuno dei due fosse ancora maggiorenne, stavano fumando delle sigarette. A loro non interessava, anzi, la cosa li divertiva. Si erano conosciuti all'istituto tecnico. Entrambi figli di immigrati, vivevano in una delle periferie più degradate della città. Amir era nato in Italia da genitori algerini. Il padre lavorava in nero per un'impresa di traslochi, mentre la madre faceva da badante a un'anziana signora e tornava a casa solo nel fine settimana. Suo fratello maggiore Murad era disoccupato. I suoi lo avevano buttato fuori di casa un anno prima, perché secondo loro aveva preso una brutta strada. Quando Amir lo incontrava per strada, Murad gli allungava 20 o 50 euro da spendere per divertirsi. Sua madre non voleva che lui prendesse quei soldi, diceva che un buon musulmano non doveva accettare denaro guadagnato illecitamente. Petru era di origine rumena. Il padre era un camionista e sua madre faceva le pulizie negli uffici. Così lui passava quasi tutte le sere da solo. I genitori avevano pensato di mandarlo dalla nonna in Romania ma per quanto faticassero, la qualità della vita in Italia era migliore. Senza contare che era meglio prendere un titolo di studio italiano. Sebbene coetanei Petru era molto più alto di Amir. Lo sovrastava di due spanne e nonostante la giovane età, aveva già un fisico decisamente sviluppato. Passavano quasi tutto il giorno insieme. Quel pomeriggio si erano dati appuntamento ai giardini, perché Luca voleva andare a comprarsi un nuovo paio di scarpe. Avevano discusso tutta la mattinata. Petru e Amir gli avevano consigliato di comperarsi un paio di Nike Blazer Mid come le loro ma Luca voleva a tutti i costi un paio di Adidas. Come se al mondo esistessero solo quelle. Ormai aspettavano da mezz'ora e si stavano congelando. "Dove cazzo è finito!?" "Forse ha perso l'autobus." Amir, pur essendo il più esile dei tre, era il più aggressivo. Si alzò dalla panchina e iniziò a muoversi avanti e indietro, più per scaldarsi che per altro. "Senti, andiamoci a prendere qualcosa da Mc Donald's. Mi sto gelando il culo!" Petru lo fissava senza rispondere. Ogni tanto Amir aveva il sospetto che l'amico fosse un po' ritardato. Quando lui o Luca facevano una battuta aveva la risata a scoppio ritardato. In quel momento videro Luca che svoltato l'angolo si addentrava nei giardini. "Cazzo, era ora!" Luca sembrava di buon umore. "Ciao, come va?" "Perché ci hai messo tanto?" "Dovevo aspettare che mia madre tornasse a casa dal lavoro." Entrambi i genitori di Luca lavoravano in banca e sua madre, approfittando della pausa pranzo, tornava a casa a mangiare. Luca era un po' più vecchio di loro. All'inizio i suoi lo avevano iscritto al liceo ma dopo due bocciature di fila, acconsentirono a mandarlo in una scuola dove non si insegnava matematica e latino. Per loro fu un trauma. Vedere il proprio figlio unico frequentare una scuola tecnica era degradante. In realtà a Luca studiare non interessava. Tanto che nella nuova scuola, alla fine il primo anno aveva corso il rischio di essere bocciato per la terza volta consecutiva. "Lascia perdere le Adidas. Sono da tamarro." "Che cazzo stai dicendo. A me piacciono." Amir indicò le scarpe di Luca. Un vecchio paio di Adidas Top Ten molto rovinate. "Non vedi come sono brutte? Sembrano delle scarpe ortopediche." "Ma che cazzo ne vuoi capire tu?" Petru si limitava a guardare i due amici. A lui le Adidas di Luca piacevano molto anzi, così rovinate gli sembravano perfette. Comunque quella discussione non gli interessava, perciò preferì starsene zitto. Arrivati davanti al negozio si fermarono un attimo a guardare la vetrina. "Visto? Sono pure in saldo." "Certo, perché non le vuole nessuno." "Ma vaff..." L'acquisto non fu una cosa lunga. Luca aveva guardato su Internet per giorni e sapeva già che modello voleva. Un paio di Adidas Space Diver bianche con le strisce rosse. Usciti dal negozio discussero qualche istante su cosa fare nel pomeriggio. Andarono a casa di Petru e lì Luca si cambiò le scarpe. Guardarono un po' di televisione e poi uscirono di nuovo. Questa volta per andare alla sala giochi. Luca lasciò il sacchetto con le vecchie scarpe a casa dell'amico. Le avrebbe riprese un'altra volta. La sala giochi era frequentata prevalentemente da stranieri. Il proprietario era un egiziano che da tempo viveva in Italia. Dentro al suo locale non si poteva bere alcol e fumare. Una volta i vigili urbani lo fecero chiudere un mese, perché trovarono un minorenne con una birra in mano. Poco importava che l'avesse comperata nel bar di fronte. Per questa ragione Nasser, il proprietario della sala giochi, era diventato inflessibile. Quando qualcuno trasgrediva queste semplici regole, veniva buttato fuori senza troppi complimenti. Quel pomeriggio, come al solito, c'erano molte persone. Luca e Petru andarono a cambiare i soldi in gettoni, mentre Amir si mise in coda per giocare a uno spara tutto. Vide suo fratello Murad in compagnia di due amici: un altro medio orientale e un nero. Se ne stavano in un angolo e non sembravano minimamente interessati ai video giochi. Non appena ritirati i gettoni, Luca si voltò e vide il fratello di Amir. Non gli aveva mai parlato ma ogni volta che lo vedeva si sentiva un po' a disagio. Da quanto gli aveva raccontato l'amico, era stato buttato fuori di casa perché i genitori non approvavano il suo stile di vita. Luca sospettava che Murad spacciasse droga per mantenersi ma si guardava bene dal dirlo. Aveva sempre un cellulare e un paio di scarpe da ginnastica nuove. Quelle erano cose costose. Gli altri due vestivano più o meno allo stesso modo. Murad notò che Luca lo stava fissando e i loro sguardi si incrociarono per qualche istante. Dopo un paio d'ore Petru disse che doveva tornare a casa. Non diede spiegazioni ma erano abituati ai suoi silenzi. Poco dopo anche Luca se ne andò. Quella sera sua madre aveva invitato sua sorella per cena. Luca doveva tornare a casa per cambiarsi, così da accogliere i parenti in modo appropriato. Una volta solo, Amir fu avvicinato dal fratello. Iniziarono a parlare in arabo. "Ciao fratellino chi erano i due kafir con te?" "Amici miei." "Che cosa ci fai qui? Non dovresti essere a casa a studiare?" Il tono di Murad era volutamente provocatorio. Amir rispose con un grugnito. "Tieni, così puoi divertirti con la tua ragazza." Gli passò 50 euro. "Ce l'hai la ragazza, vero?" Amir non sopportava quando suo fratello lo prendeva in giro. "Certo che ho la ragazza! E tu ce l'hai o è uno dei due che ti porti dietro?" Entrambi risero.